In un momento in cui l’emergenza sanitaria impone il distanziamento sociale per la sicurezza comune, a Firenze i gestori di alcuni locali hanno pensato di trovare la soluzione ideale, compiendo un simbolico salto indietro nel tempo e riaprendo le cosiddette “buchette del vino” con la loro funzione originaria. Nate durante il periodo della peste, venivano utilizzate per servire i clienti senza entrare in contatto con loro. Un espediente architettonico adottato nel Seicento dal Granducato di Toscana per attuare una sorta di commercio a distanza. Attraverso la finestrella il cliente poteva ritirare il vino rimanendo all’esterno.

Così eccole, piccole finestre sulle pareti dei più antichi palazzi cittadini, posizionate ad altezza strada, che oggi vengono riscoperte in un momento in cui il Covid-19 ha letteralmente stravolto le regole della socialità, dell’economia e del vivere quotidiano.

Attualmente la città di Firenze conta circa 14 locali dove le “buchette del vino” sono operative. Una antica abitudine, ancora dal grande fascino, che ha attirato l’attenzione del giornalismo d’oltreoceano dove la CNN ha dedicato al tema un ampio servizio su storia e nuova vita delle “buchette”.

Ma l’evoluzione dei consumatori ha portato a un cambiamento anche della tipologia di prodotti serviti attraverso queste finestrelle del gusto: non più solo vino, ma anche take away, gelato e spritz bevi e fuggi. 

Si tratta di testimonianze storico-culturali talmente importanti da essere tutelate. Questo è ciò che si pone come obiettivo l’associazione Buchette del Vino, che “vuole essere custode e testimone aggiornata dell’esistenza e dello stato di conservazione di questo singolare ma incredibile patrimonio”.